Scarne e frammentarie sono le notizie sulla fontana di Piazza Duomo a Carini riportate dagli storici carinesi nei vari testi che raccontano la storia del paese. Da un'attenta analisi delle fonti, siano esse atti notarili ma anche descrizioni dai "riveli", antiche cartografie, atti deliberativi e cartoline d'epoca, è oggi possibile ricostruire buona parte della sua storia.

Tra il 1505 ed il 1548 Carini assiste ad un'importante crescita demografica, evidenziata dalle fonti fiscali dell'epoca, passando in soli 40 anni da 150 "fuochi" (nuclei familiari composti mediamente da 4 persone) a 460. In pratica in pochi anni triplica i suoi abitanti. Questa crescita demografica ha come primo impatto l'espansione urbanistica della cittadina, che esce fuori dai confini della Terravecchia (il borgo fortificato attorno al Castello) e dalla Terranova (la nuova area urbana munita di cinta muraria sorta probabilmente intorno la metà del 1300 ed i primi del 1400) per espandersi verso il "Piano dei cardi" dove già dagli inizi del 1400 erano iniziate le prime opere urbanistiche, con la realizzazione della Madre Chiesa e della chiesa di san Vito, verso quell'area in piano, ricca di acqua (il fiume che scendeva dal "Pirato" e alimentava la conceria ed i mulini) e servita dalle principali vie di comunicazione: la strada del Pirato verso Partinico, la via delle Balatelle verso San Nicola, la "Ruga di San Rocco" (in pratica l'odierno Corso Garibaldi) per Palermo e la "Strada magna platee" verso il Castello dei signori di Carini.

In questo contesto di sviluppo ed espansione urbanistica il "Piano dei cardi" subisce pesanti rifacimenti a partire della ricostruzione ex novo della Madre Chiesa ormai divenuta insufficiente. Dalle fonti notarili sappiamo che l'antica "Matri Ecclesia" aveva l'ingresso rivolto ad occidente con il prospetto sul fiume (l'odierna via Piave) e la tribuna con l'altare maggiore a Est, verso il "Piano dei cardi" ed il fondaco degli Ingaesi-De Bertucchio.

Nel 1534 muore il barone di Carini Pietro II La Grua e tra i lasciti presenti nel suo testamento troviamo oltre 300 onze a beneficio della ricostruzione della nuova Madre Chiesa, dove vuole essere seppellito in una nuova cappella funeraria di famiglia dedicata alla "Madonna de lo rito".

I lavori di ricostruzione inizieranno nel 1539 e la nuova Madre Chiesa, molto più grande della precedente e sulla quale viene riedificata, ha l'ingresso a Est e la tribuna ad Ovest (esattamente all'opposto di com'era prima). Questo nuovo assetto modifica pure la viabilità del "Piano dei cardi", con i prospetti delle 2 principali chiese allineati all'asse viario della via del Passo d'Acqua (oggi via Rosolino Pilo) con la via dei mulini (oggi via San Giuseppe).

I grandi spazi che rimangono tra la nuova Madrice, la chiesa di san Vito, il fondaco degli Ingaesi (l'intero isolato di fronte la Madre Chiesa) e la Strada magna platee (oggi Corso Umberto I) diventeranno la "Piazza Nuova", ovvero quella che noi oggi conosciamo come Piazza Duomo.


Immagine dalla stampa dell’Abate Saint Non 1785

Le prime notizie sulla fontana della nuova piazza le abbiamo da atti notarili del notaio Lo Vecchio del 1566, quando vengono definiti i capitoli per il rifacimento dell'acquedotto di Carini da parte di Cosimano Muratori di Carini (conzaturi d'acqua), che si obbliga con l'Universitas di Carini ed il Barone a portare l'acqua nella "fonte de la piaza".

Sempre in un atto rogato dal notaio Lo Vecchio nel 1567 l'Universitas carinese si impegna ad arricchire l'abitato di Carini di nuove fontane: una nella Piazza Vecchia, una nella contrada di santa Caterina e l'ultima nella Piazza maggiore, che altri non è che la nuova piazza.

Non abbiamo riscontrato ad oggi alcuna notizia d'archivio in relazione alla realizzazione della fontana, sulla sua dimensione e forma. Sappiamo che era costituita da un corpo centrale al quale era addossata una vasca in cui, da 4 "cannoli" sgorgava acqua freschissima inizialmente proveniente dalle sorgenti del "Pirato" e successivamente da quelle del Belvedere.

Si trovava proprio all'ingresso della via Fontana (oggi via Giovanni Badalamenti), in pratica sopra l'antico corso del fiume del Pirato, oggi coperto dalle vie Dietro il Carmine, Piave e Piano San Domenico, dove veniva scaricata l'acqua in eccesso della fontana.

Intorno al 1700 la fontana fu probabilmente modificata e vi fu aggiunto un abbeveratoio, come quello presente nella vecchia fontana dell'attigua Piazza del Mercato (Piano San Domenico e via Abbeveratoio, oggi via Marconi). Di questa fontana abbiamo un'immagine realizzata sul finire del 1700 nella raccolta dell'abate di Saint Non (1785).

Non sappiamo quando venne eliminato l'abbeveratoio, ma già nelle descrizioni ottocentesche la fontana è chiamata dei "10 cannoli", con un corpo centrale monumentale con giochi d'acqua (probabilmente dei mascheroni da cui usciva continuamente acqua che si raccoglieva in una grande vasca) ed una serie di vasche tutto intorno con 10 erogatori d'acqua.

Dopo la Prima Guerra Mondiale, nell'approssimarsi delle celebrazioni dell'anniversario del primo decennio, il Comune decise di ricordare i caduti con un Monumento alla Vittoria e, nell'occasione, si decise di ripavimentare l'intera Piazza Duomo ed il Corso Umberto I con basole di Billiemi al posto dei riquadri con acciottolato. Scelta scellerata volle che il Monumento si dovesse collocare al posto dell'antica fontana, accusata di portare sporcizia nella Piazza.


Cartolina del 1911 – particolare con la fontana dei 10 cannoli

Subito dopo la demolizione i carinesi insorsero contro gli amministratori, che si trovarono costretti a rivedere i piani: il Monumento venne spostato davanti al Duomo, mentre al posto dell'antica fontana ormai demolita ne venne realizzata una nuova, anch'essa in pietra di Billiemi.

La progettazione della nuova fontana venne affidata all'ingegnere comunale, ing. Cottone, che la pensò in pietra di Billiemi, con una grande vasca circolare di base e 2 piani circolari sovrapposti di dimensioni decrescenti, attraversate al centro da una colonna in marmo da cui attraverso delle conchiglie bronzee fuoriesce acqua e sormontata da 2 pesci attorcigliati tra loro; dalla grande vasca di base fuoriescono 7 serpenti marini in bronzo dalle cui bocche fuoriesce l'acqua che cade all'interno di 7 piccole vasche in pietra di Billiemi. Per gli ornamenti in bronzo l'incarico venne affidato allo scultore Antonio Ugo, che già si era assicurato la realizzazione del Monumento ai Caduti con la statua bronzea della Vittoria. Tutti i lavori bronzei vennero realizzati dalla palermitana Fonderia Oretea.

Dal 1926, anno della sua inaugurazione, ad oggi è questa la Fontana dei carinesi.

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